Uno contro l’altro praticamente amici

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Uno contro l’altro, praticamente amici è un film del 1981 di Bruno Corbucci, interpretato tra gli altri da Renato Pozzetto e Tomas Milian.

La trama si svolge per lo più a Roma con qualche squarcio a Varese e narra la vicenda di Franco Colombo (Renato Pozzetto), grande appassionato di fiori, che vive facendo giardinaggio in questa città lombarda. Egli è mantenuto dallo zio Fortunato, titolare di una ditta di carne in scatola, che, però, muore improvvisamente.

Franco diventa quindi il nuovo presidente dell’azienda e viene incaricato dall’avvocato della ditta (Alfredo Rizzo), al fine di evitare il fallimento, di andare a Roma per consegnare 100 milioni di lire nelle mani di un onorevole corrotto (Leo Gavero) per ottenere un’importante commessa di forniture all’estero.

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Sbarcato a Fiumicino, nell’auto che avrebbe dovuto condurlo a Roma trova Quinto Cecioni, detto Er Monnezza (Tomas Milian), un ladruncolo romano appena uscito di galera e familiarizza con quest’ultimo. Giunti a Roma, i due vanno prima a fare rifornimento di benzina poi si recano a salutare Silvana la sorella di Quinto (Anna Maria Rizzoli) per invitarla a cena, ma il datore di lavoro di lei non fa sconti sull’orario e quindi la ragazza non può seguire i due uomini a mangiare in un’osteria romana denominata “Il Buiaccaro”.

Qui, Franco conosce gli amici di Quinto tra cui Capoccione (Franco Lechner in arte Bombolo) che tenta di derubare Franco del portafoglio e prova senza successo a scassinare la valigia di quest’ultimo.

Finita la cena Quinto accompagna Franco in albergo a cambiarsi d’abito perché il guitto romanesco propone a quest’ultimo di trascorrere la serata insieme in una casa chiusa gestita da una vecchia amica di Quinto.

Dopo la notte brava i due raggiungono la casa di Quinto ove Franco conosce la famiglia di costui tra cui spicca il nonno Domenico (Riccardo Billi) patito di poesiole e di stornelli romaneschi e rivede Silvana: qui si trattiene un po’ e poi fa ritorno in albergo alle 4 di notte.

La mattina alle 7.30 riceve la telefonata dell’avvocato della ditta che lo incita a recarsi entro le 10.30 al ministero: qui la corruzione è dilagante e coinvolge persino gli usceri e Franco deve elargire mance a destra e a manca.

Arrivato dinnanzi all’onorevole, Franco scopre che all’interno della valigetta ci sono dei rotoli di carta igienica al posto dei soldi, come si sarebbe aspettato.

Inizialmente, Franco sospetta che il colpevole sia proprio Quinto in virtù dei suoi precedenti, ma in realtà quest’ultimo è innocente: i due, quindi, insieme si mettono alla ricerca dei soldi passando in rassegna diversi indiziati e presunti colpevoli senza concludere alcunché.

Dopo varie peripezie e grazie alla scaltrezza di Quinto, i due ricostruiscono che la valigetta è stata furtivamente scambiata in albergo dallo stesso avvocato dell’azienda e nottetempo vanno a recuperarla fino a casa sua a Varese.

Tornati a Roma, Franco può finalmente consegnare il denaro, ma nel frattempo Quinto fa in modo che Franco ottenga l’appalto della fornitura senza pagare un soldo: il guitto romanesco aveva scoperto che l’onorevole è un assiduo frequentatore della casa chiusa gestita dall’amica di Quinto e quest’ultimo minacciando di far scoppiare uno scandalo ottiene quanto desiderato da Franco senza esborso finanziario da parte di quest’ultimo.

Franco riparte per Varese con Silvana con la quale aveva iniziato un legame sentimentale e Quinto ottiene la valigetta con i 100 milioni di lire.

Il film presenta alcuni riferimenti alla serie poliziottesca del Maresciallo Nico Giraldi, per mezzo di alcune esternazioni di Tomas Milian: Quinto Cecioni (anche egli soprannominato Er Monnezza) esclama “Non sono mica la Squadra antifurto!” (riferimento all’omonimo film del 1976): in una conversazione telefonica con la titolare della casa chiusa di cui sopra sostiene di essere stato arrestato proprio da Nico Giraldi.

Qui infatti Milian interpreta il solito tagliaborse che ha scontato un certo tempo in prigione per i suoi misfatti e che affianca Pozzetto in questa missione piuttosto anomala. Come al solito, il suo gergo è vernacolare, condito di espressioni per nulla eleganti, e caratterizzato dall’accento romanesco come da doppiaggio del compianto Ferruccio Amendola.

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Fra i personaggi secondari, Anna Maria Rizzoli, che interpreta la sorella di Quinto, è una delle più attrici più in forma del momento che tra l’altro aveva anche girato molte commedie sexy all’italiana negli anni precedenti.

E’ un film gradevole e leggero, con colonna sonora dei fratelli Guido e Maurizio De Angelis che ripropongono alcuni brani lanciati per altri film del periodo.